L’UMANITÀ: LA PAROLA D’ORDINE DI PIERPAOLO PICCIOLI PER BALENCIAGA, LA SPERANZA IÈ QUELLA DI ALESSANDRO MICHELE PER VALENTINO di Stefania Giacomini
2025
«Trovo assurdo il gioco delle sedie. Spesso ci si dimentica che i direttori creativi sono persone, ma credo sia fondamentale avere rispetto per chi è stato qui prima di me» ha detto Pierpaolo Piccioli. “Esistiamo nel sentire, nel riconoscere, nel ricordare chi siamo stati, e nell'immaginare chi diventeremo” ha scritto invece in una breve lettera destinata ai suoi ospiti. L'invito alla sfilata Balenciaga primavera estate 2026 era un lettore di musicassette, ma l'unica traccia registrata era il suono di un cuore pulsante. E The Heartbeat è stato il titolo della collezione. Piccioli pur rispettando i canoni di Balenciaga li ha reinterpretati emozionando il pubblico presente. E le note di In This Heart di Sinéad O'Connor, a qualche istante dalla prima uscita in passerella, sembravano amplificare la potenza emotiva del messaggio. Lo stilista di Nettuno lascia che siano il suo gusto e la sua visione a guidare la collezione. Non mancano, allora, pantaloni sartoriali neri, maxi camicie bianche, vestiti dallo scollo halter, lunghi guanti, jeans morbidi, piume e ricami floreali. Il black and white è alternato a sprazzi di rosa, marrone, rosso, giallo e viola. È un tripudio di pelle, tra tuniche essenziali, capispalla avvitati, mini crop top e cappe rivisitate. Per la prima volta, inoltre, la borsa Balenciaga City Bag scende in passerella: l’accessorio più amato della maison si erge ad imprescindibile elemento di continuità tra epoche e direttori creativi differenti.
Lo stilista romano, Alessandro Michele per Valentino è partito da una lettera scritta da Pier Paolo Pasolini in cui evocava i «mutevoli bagliori di desiderio – erotici, gioiosi, innocenti – che continuano ad accendersi nonostante le ombre inquietanti che avvolgono il suo presente». Secondo Michele, allora, le lucciole da lui evocate rappresentano la capacità di resistere alla notte più buia capaci di sopravvivere al buio del fascismo imperante
La sua collezione si rivela meno “barocca” e stratificata rispetto alle precedenti. Michele, infatti, sembra virare verso un’essenzialità fatta di bluse dalle maniche vaporose, gonne in velluto, pantaloni di seta a palazzo e lunghi top con inserti trasparenti. I blazer dalle spalle pronunciate o dalla forma avvitata. Pizzi e bustier raccontano una femminilità audace ma sofisticata. Gli anni Ottanta si intrecciano agli anni Quaranta per planare verso una contemporaneità oscura, ma desiderosa di sperare.


