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AL DI QUA DEL COVID

AL DI QUA DEL CORONAVIRUS

DIARIO DELLA QUARANTENA, TRA PAURE E PRIVILEGI
di Daniela d’Isa   redattrice di Good in Italy web tv


Mi alzo quando voglio. Già, che bello. Peccato che di notte mi svegli in preda ad un brutto sogno che sembra così reale: il virus non se ne va, muta continuamente e ogni giorno arriva una notizia peggiore. Non è un sogno invece quello che si leggeva oggi, 3 aprile 2020, nei maggiori quotidiani italiani. Il virus rimane nell’aria. Per quanto? Quanti metri? All’aperto va via prima, naturale. Notizia falsa? Chissà. Intanto, poiché ci si abitua a tutto (è triste ammetterlo, ma è così), aspettiamo le 18, quando gli esperti ci danno il bollettino dei contagiati, dei guariti, dei morti. Da giorni ormai sono sempre più di 700 nelle 24 ore. Mi torna alla mente un bell’articolo di Massimo M. Veronese su “Il Giornale”: “Nove su dieci sono vecchi ti racconta la macabra contabilità del Covid-19, ottant'anni di media”.
E questo mi dovrebbe consolare? Ma dove è finita l’umanità? Se ne vanno i nonni, la generazione che nel 1960 aveva vent’anni. Quella della Lambretta, della Lettera 22 (oddio, anch’io ho fatto l’esame da giornalista con quella macchina da scrivere Olivetti amatissima, ce l’ho ancora), della minigonna di Mary Quant, della musica col juke box. Ma è anche la generazione che ha ricostruito l’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale, che ha riscoperto i diritti dei lavoratori, che ha acculturato gli italiani con le lezioni del maestro Manzi. E quei vecchi che quando abbiamo fatto la Comunione ci regalavano l’orologio bello da polso e quando abbiamo fatto i figli ce li hanno cresciuti con amore, adesso muoiono da soli, perché questo morbo non consente nemmeno l’ultimo saluto. Mi ha colpito la lettera ad un giornale di una infermiera che ha fatto salutare ad una signora ottantacinquenne i suoi quattro figli con una chiamata con whatsapp. Struggente e consolatoria. Se n’è andata con le immagini dei suoi cari. Lei non aveva che un telefonino semplificato, quello con i numeroni che ci affrettiamo a regalare ai nostri genitori, altrimenti non ci sanno chiamare. Per dirla come Veronese, quei vecchi “Sono la parte migliore di noi. E nessuno di noi sarà mai come loro”.
E ancora, credenti o non credenti, amanti delle istituzioni o ribelli, due grandi vecchi io li voglio ricordare: sono Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nove milioni di italiani si sono sintonizzati su Raiuno il 27 marzo 2020 per ricevere la benedizione del Papa che ha pregato da solo in una piazza San Pietro deserta. Il cielo plumbeo e la pioggia battente hanno accompagnato la sua preghiera rivolta al Signore “perché non ci lasciasse soli ad affrontare la dura prova della pandemia”. Il vecchio Papa portava sul volto tutto il dolore del mondo.
E’ stato un momento che molti, insieme a me, non dimenticheranno mai.
ll Presidente della Repubblica è stato protagonista qualche giorno più tardi di un fuori onda in cui lui sempre così compunto si ravviava i capelli e diceva “Anch’io non vado dal barbiere...”. E a proposito, avete fatto caso ai capelli delle nostre giornaliste e, peggio, a quelli dei colleghi maschi? Lunghi e mal pettinati, con improbabili ciuffi e le ricrescite … il “trucco e parrucco” non c’è più, si devono arrangiare.
Tornando al nostro Presidente, lo stesso Mattarella, a proposito delle migliaia di deceduti da Coronavirus ha detto: «La generazione più anziana paga un prezzo altissimo. Ci sono comunità duramente impoverite dalla loro scomparsa». Giusto. Condividiamo il suo pensiero.
Ma cerchiamo il buono di questa quarantena, che trascorriamo tra solidarietà e delazione.
Solidarietà dai vicini. Quasi tutti noi, contrariamente all’estero dove il modello abitativo prevalente è la villetta, viviamo in un condominio. Ebbene, quando usciamo la gente ci saluta, anche quelli che non lo facevano mai. Ci chiede se va tutto bene. Alle finestre sventolano le bandiere italiane (l’Italia è stato il secondo Paese ad essere così duramente colpito dopo la Cina, dove tutto è cominciato) e i bambini attaccano ai vetri i loro disegni colorati con le scritte “Ce la faremo” e “Andrà tutto bene”. Ognuno di noi rammenta chi vive solo e magari è anche anziano e suona al suo campanello chiedendo se ha bisogno di qualcosa.
Delazione, perché c’è chi quando vede troppa gente in giro chiama i carabinieri, oppure se vede marito e moglie andare a fare la spesa insieme dice al commesso “O entra la moglie o il marito, non li ha riconosciuti?”. E così via… C’è tanta paura in tutti.
Di una cosa però sono certa. Sono fortunata, sono una privilegiata. Non mi lamento se sto in casa da un mese e se ci starò ancora a lungo. Centinaia di persone lavorano per salvare vite e perdono la loro. Io vivo in un appartamento confortevole con i miei affetti più cari. Quando voglio avere un po' d’aria passeggio nel grande giardino condominiale (ah la riscoperta dei condomini…) e ammiro la primavera che, come ha detto non mi ricordo chi, non lo sa che c’è il Coronavirus ed è tornata con i suoi colori e i suoi profumi. Stupenda come sempre.

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